I treni di agitazione e propaganda
Il 13
agosto 1918, lasciava la stazione di Kurskij di Mosca il primo treno di
agitazione e propaganda ("agit-prop") per il fronte, diretto verso Kazan',
nelle zone appena liberate dalle truppe cecoslovacche; il presidente del
Comitato Esecutivo del Congresso Panrusso dei Soviet in persona, Jakov
Sverdlov, era andato a salutarne la partenza sui binari assieme ad altri
dirigenti bolscevichi.
Il treno era formato da 7-9 vagoni, carichi di libri,
opuscoli e giornali di propaganda rivoluzionaria, destinati a essere
distribuiti tra i soldati dell'Armata Rossa e nelle retrovie; su un vagone
speciale, adibito a Ufficio Politico, viaggiava un gruppo di agitatori e
propagandisti, che tenevano comizi in ogni stazione per incoraggiare la
popolazione stremata dalla guerra a resistere e a difendere il potere sovietico
dagli eserciti dei generali zaristi.
I vagoni erano ricoperti di manifesti e di
pannelli a colori vivaci, bandiere rosse, striscioni e cartelli, che attiravano
intorno al treno folle incuriosite. Il successo di questo treno sperimentale
rivelò la possibilità di sfruttare a fini propagandistici la rete di
comunicazione ferroviaria e fluviale del paese: fra il 1918 e il 1920, negli
anni sanguinosi della guerra civile, i treni e i battelli "agit-prop"
attraversarono in lungo e in largo il paese, portando il messaggio
rivoluzionario fin nei più remoti villaggi e conquistando al potere sovietico
l'indispensabile consenso della popolazione di frontiera.
Il
treno permetteva di stabilire legami diretti fra le capitali rivoluzionarie,
Mosca e Pietrogrado, e le province, interamente abbandonate a se stesse, che
vivacchiavano senza notizie e informazioni, spesso senza nemmeno conoscere i
decreti del governo sovietico: c'erano paesi, annotava nel suo diario Nadezda
Jrupskaja, la moglie di Lenin, durante il viaggio sulla nave di propaganda Krasnaja Zvezda (Stella Rossa)
nell'estate del 1919, dove arrivava una sola copia dei giornali sovietici, e
con tre mesi di ritardo.
I treni "agit-prop", inoltre, grazie alla facilità e
alla rapidità degli spostamenti, davano la possibilità ad agitatori e
propagandisti accuratamente selezionati e agli "istruttori" dei diversi
commissariati del Popolo di intervenire prontamente ove ce ne fosse bisogno,
soprattutto nelle regioni appena riconquistate, per aiutare i militanti di base
a tessere la rete del partito e le autorità locali a organizzare l'apparato
statale sovietico.
"Abbiamo ricevuto delle indicazioni
assai preziose per la costruzione del partito e dell'apparato sovietico",
commentava un dirigente di Vladikavkaz, nel Caucaso, rispondendo a un
questionario sugli esiti dell'attività dei treni: "il lavoro dei treni ha
rianimato tutta la vita della città".
Nel dicembre, partì per i territori nord
- occidentali appena liberati dai tedeschi il treno "Lenin": in poco più di due
mesi e mezzo percorse 3.590 verste (una versta = km 1,06679), attraversò la Lettonia, la Lituania, la Bielorussia e parte
dell'Ucraina, toccò Pskov, Riga, Vitebsk, Vil'no, Minsk e Char'kov,
arrestandosi in 25 località. Il treno "Lenin" era composto da 15 vagoni,
interamente dipinti: le pitture a olio avevano sostituito i manifesti del primo
treno, troppo delicati per resistere alle intemperie.
Vi erano raffigurate
scenette didascaliche, che spiegavano i principi della politica del governo
sovietico ("Chi non lavora non mangia", "Chi sa, vince") e vi erano illustrati
proverbi e detti popolari; gli affreschi erano di gusto popolaresco: gli
elementi futuristici e cubisti, presenti nelle decorazioni del primo treno,
erano stati abbandonati a favore di uno stile realistico, più accessibile al
pubblico di massa cui ci si rivolgeva.
Queste pitture erano un mezzo per
rendere accessibile il messaggio rivoluzionario anche agli analfabeti, che
rappresentavano a quel tempo circa l'80 per cento della popolazione. Sul treno
c'erano una libreria e un deposito per rifornire le biblioteche, le "izbe" di
lettura, e i punti di agitazione; i vagoni ospitavano, inoltre, un cinema un
gruppo elettrogeno, una sala stampa con un ciclostile, una mensa e diversi
uffici.
La "testa" del treno era la
sezione politica, che stabiliva il percorso, coordinava l'attività e svolgeva
il lavoro di base; ne facevano parte una ventina di persone che rappresentavano
il Comitato centrale, la gioventù comunista e i Commissariati del Popolo. In
contatto con la sezione politica lavorava il dipartimento delle informazioni,
che preparava i dossier sui problemi delle varie regioni.